Fibrillazione atriale e scompenso cardiaco | Ascolta il tuo battito

It looks like you are using an older version of Internet Explorer which is not supported. We advise that you update your browser to the latest version of Microsoft Edge, or consider using other browsers such as Chrome, Firefox or Safari.

Il cuore è un muscolo di soli 300 grammi di fibre. Nel nostro corpo ci sono organi ben più complessi, ma nessuno lavora senza sosta come lui; basti pensare che, in una vita, batte tre miliardi di volte e pompa 280 miliardi di litri di sangue.

Quando è sano, il cuore ha un’attività elettrica e di conseguenza meccanica, a cadenza ritmica, regolare e adeguata (come frequenza) al tipo di sollecitazione fisica alla quale il suo organismo viene sottoposto in determinati momenti della giornata.

In presenza di scompenso cardiaco, invece, il cuore non riesce più a pompare una quantità di sangue ’adeguata ai fabbisogni dell’organismo. Con il passare degli anni, anche condizioni comuni, come la malattia delle coronarie o l‘ipertensione arteriosa o il diabete, possono ulteriormente rendere il cuore via via più debole o rigido, così da renderne difficoltoso il riempimento e la contrazione. Le camere del cuore, cioè i ventricoli, adibite all’immissione del sangue nell’organismo possono diventare quindi incapaci a riempirsi adeguatamente nel periodo tra le contrazioni cardiache. Ma il cuore può anche indebolirsi e gli stessi ventricoli dilatarsi sino a non essere più in grado di pompare efficacemente il sangue nel corpo. Tale alterazione funzionale del cuore può essere causa o anche derivare da anomalie del ritmo cardiaco.

Non è raro, quindi, che i pazienti con scompenso cardiaco possano avvertire un battito cardiaco accelerato o irregolare, spesso definite dai pazienti come “palpitazioni”. A volte, infatti, il cuore può battere più velocemente oppure in maniera irregolare, provocando vertigini, la sensazione di stare per svenire o anche uno vero e proprio svenimento.

Ciò avviene perché le alterazioni del ritmo cardiaco, sia quelle rapide che quelle lente, possono peggiorare i sintomi dello scompenso cardiaco e ridurre la quantità di sangue che arriva al cervello, fino a far perdere coscienza. Si tratta di sintomi che non vanno mai sottovalutati, ma che devono essere riferiti tempestivamente al proprio medico.

SCOMPENSO CARDIACO E FIBRILLAZIONE ATRIALE: COSA SUCCEDE

La fibrillazione atriale, condizione in cui il battito cardiaco diventa irregolare e spesso accelerato, è la più frequente tra le aritmie cardiache croniche e la sua associazione con lo scompenso cardiaco è ormai ben accertata e nota. Lo scompenso cardiaco, infatti, è una delle patologie che predispongono allo sviluppo della fibrillazione atriale ma, viceversa, lo scompenso cardiaco è anche una condizione comune nei pazienti con fibrillazione atriale. Basti pensare che la fibrillazione atriale aumenta fino a cinque volte il rischio di sviluppare lo scompenso cardiaco.

Si stima, infatti, che più di un terzo dei pazienti con scompenso cardiaco (30 – 40%) presenti fibrillazione atriale. Essa si deve ad una errata stimolazione elettrica che fa sì gli atri si contraggano in modo scoordinato: la comparsa di questa aritmia, infatti, riduce ulteriormente il riempimento del cuore e quindi la capacità contrattile del ventricolo sinistro con conseguente peggioramento della tolleranza allo sforzo del paziente scompensato. Di fatto, un atrio “fibrillante” perde la contrazione e questo fatto determina una riduzione fino al 30% dell’efficienza di pompa del cuore. Questa condizione determina un peggioramento dei sintomi del paziente con scompenso cardiaco, soprattutto per quanto riguarda la sensazione di affanno e di stanchezza. Inoltre, la fibrillazione atriale determina una maggiore ritenzione di liquidi, quindi un rischio maggiore di edema a livello degli arti inferiori.

LA CURA DELLA FIBRILLAZIONE ATRIALE ASSOCIATA ALLO SCOMPENSO CARDIACO

Come per lo scompenso cardiaco, anche per il trattamento della fibrillazione atriale sono stati fatti molti passi avanti, con l’obiettivo di tentare di ripristinare il ritmo normale del cuore. Si parla di cardioversione farmacologica quando si utilizzano farmaci antiaritmici che possono convertire la fibrillazione atriale in ritmo sinusale o di cardioversione elettrica quando il ripristino del ritmo sinusale avviene tramite una scarica elettrica applicata sul torace del paziente in anestesia generale.

L’ablazione trans catetere è, invece, un’interruzione del circuito che la corrente segue all’interno del cuore durante la fibrillazione atriale grazie all’utilizzo di particolari onde (radiofrequenza). Si tratta di una procedura eseguita in anestesia locale, con l’aiuto di cateteri che vengono introdotti nel cuore a partire dall’inguine.

Qualora non sia possibile eliminare l’aritmia, in presenza di una frequenza cardiaca molto elevata, vengono utilizzati farmaci specifici per ridurre la frequenza dell’aritmia senza però disturbare la funzione di pompa del cuore. Inoltre, per scongiurare il rischio embolico della fibrillazione atriale, è raccomandato l’utilizzo di farmaci anticoagulanti per via orale.

Proprio perché scompenso cardiaco e fibrillazione atriale sono strettamente interconnesse, un ruolo fondamentale lo gioca il controllo dei fattori di rischio cardiovascolare (fumo, ipercolesterolemia, obesità, inattività e diabete mellito) fondamentali nella prevenzione di entrambe le patologie.

SCOMPENSO CARDIACO E EXTRASISTOLI

Le extrasistoli sono battiti cardiaci anomali, sia per sede che per momento di insorgenza. Sono dovuti a una contrazione cardiaca anomala e anticipata e possono essere molto frequenti, sia nelle persone sane che nei pazienti con una cardiopatia sottostante, come lo scompenso cardiaco.

L’extrasistole è un battito cardiaco anticipato, differente dalla tachicardia, una forma di aritmia semplice che può manifestarsi a qualsiasi età, anche nei bambini soprattutto nella fase di crescita. Se nella maggior parte dei casi, quindi, non costituiscono un disturbo preoccupante e patologico per soggetti sani, in cui sono dovute a emozioni intense, stress o mancanza di sonno, possono però essere un sintomo tipico dello scompenso cardiaco e, per questo, non vanno sottovalutate.

In particolare, sono le extrasistoli atriali e ventricolari che possono essere conseguenti a malattie cardiache (vizi valvolari, malattia delle coronarie, cardiomiopatie ecc.), causando, in alcuni casi, oltre alla percezione del battito irregolare, episodi di capogiri, vertigini e sensazione di respiro difficoltoso. Ecco perché, soprattutto in pazienti anziani, fragili e polipatologici, è sempre bene consultarsi con uno specialista della salute del cuore ed eseguire gli approfondimenti diagnostici consigliati a cominciare da un semplice elettrocardiogramma ma più spesso con un monitoraggio continuo dell’elettrocardiogramma per 24 ore: l’holter

SCOMPENSO CARDIACO E I BLOCCHI DI BRANCA

Potremo descrivere il nostro cuore come un muscolo complesso che funziona come due pompe affiancate, che si contraggono contemporaneamente spingendo il sangue, fornito poi di un impianto elettrico. L’impulso alla contrazione viene dato da una specifica parte del cuore chiamata “nodo del seno”, una vera e propria centralina elettrica, che invia l’impulso elettrico ai ventricoli, stimolandoli a contrarsi. La trasmissione di questo impulso avviene tramite dei “fili elettrici” (fascio di His, branca destra e sinistra) che si dipartono da essa raggiungendo ogni parte del muscolo cardiaco.

Anche l’impianto elettrico del cuore è sottoposto ad usura e, se non funziona correttamente, può essere causa di un blocco cardiaco, ovvero un ritardo nella conduzione della corrente elettrica durante il passaggio attraverso il nodo atrioventricolare.

l blocchi di branca, rilevabili all’elettrocardiogramma, sono un tipo di blocco di conduzione che prevede un’interruzione parziale o completa del flusso di impulsi elettrici attraverso la branca destra o la sinistra. Il fascio di His è un gruppo di fibre che conduce gli impulsi elettrici dal nodo atrioventricolare e si suddivide in due branche. La branca sinistra conduce gli impulsi al ventricolo sinistro, mentre quella destra li conduce al ventricolo destro. La conduzione si può bloccare in entrambe le brache.

Il blocco di branca di solito non causa sintomi. Il blocco di branca destra non è, di per sé grave, e si può verificare in soggetti apparentemente sani. Tuttavia, può anche indicare un danno cardiaco significativo dovuto, per esempio, a un pregresso attacco cardiaco.

Il blocco di branca sinistra è, invece, tendenzialmente più grave, tanto che nei pazienti anziani spesso indica coronaropatia dovuta ad aterosclerosi. Sempre importante verificare all’ECG la presenza di tali blocchi per definire la severità dello scompenso cardiaco

A cura di:
Prof. Salvatore Di Somma, Direttore Scientifico AISC (Associazione Italiana Scompensati Cardiaci)

Curated Tags